giovedì 29 marzo 2012

UNO SCRITTORE DELLA MINORANZA SLOVENA IN AUSTRIA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO  29-3-2012

Arriva in Italia per la prima volta la traduzione dell’autore austriaco vissuto in Carinzia
COM’ERANO BRUTTINE LE <<COLF>> DEI COLLEGI CLAUSTROFOBICI
Florian Lipuš, il racconto della vita in seminario

di Diego Zandel

Ci sono paesi che sostengono le loro minoranze linguistiche.  Prendiamo uno degli ultimi, bei libri pubblicati dall’editore Zandonai, che sempre più si sta caratterizzando per l’attenzione che rivolge agli autori dei paesi dell’Est europeo. Mi riferisco in particolare, ora, a “L’educazione del giovane Tjaž” di Florjan Lipuš, nella traduzione di Michele Obit. L’autore è cittadino austriaco, appartiene però alla minoranza slovena della Carinzia. In questo senso, è l’esponente più notevole della letteratura slovena in Austria. Ebbene, per la pubblicazione del suo libro in Italia si  sono spese ben tre istituzioni importanti, una austriaca (il Ministero per l’Educazione, le Arti e la Cultura) e due slovene (l’Agenzia nazionale per il libro e l’Associazione slovena degli scrittori). Così si fa. E a ragione. Non certo per mantenere il punto della presenza identitaria e linguistica su un territorio di confine, ma per valorizzare ciò che merita di essere conosciuto. E Florian Lipuš merita di essere conosciuto.
Il primo ad accorgersene è stato Peter Handke, che con la collaborazione di Helga Mračnikar, ha tradotto “L’educazione del giovane Tiaž” in tedesco. Anche perché Handke, di madre slovena, ha frequentato lo stesso collegio seminariale Marianum di  Maria Saal  a Sankt Veit an der Glan in cui è stato Lipuš e che ha ispirato il romanzo di cui stiamo parlando.
Si tratta infatti di una storia per certi versi autobiografica, escluso il finale. Ma certamente tale per quanto riguarda lo spirito iconoclasta che la anima. Il giovane Tiaž sente l’oppressione di vivere in questo collegio, i cui insegnamenti poggiano su una sostanziale ipocrisia, religiosa, sessuale, disciplinare, che spingono il protagonista a una insofferenza nei confronti dell’ambiente. Il dramma qui, in qualche modo, si sposa felicemente al sarcasmo, alla derisione. Se l’aspetto claustrofobico e l’ambiente limitato culturalmente riporta alla mente un autore sloveno straordinario come Ivan Cankar e il suo “L’idealista” (storia di un maestro socialista in un villaggio contadino in cui il suo credo è soffocato dall’ignoranza della gente), quello sarcastico e grottesco richiama gli scrittori mitteleuropei più significativi. Anche per la scrittura allegorica, allusiva. Si pensi a come risolve in una battuta la ipocrita pruderie collegiale là dove, mentre si ritrova con una ragazza che rischierebbe di essere sbattuta fuori dalla pensione in cui alloggia se viene con un maschio, ricorda “nel collegio di solito era peggio, a coricarsi sullo stesso letto erano in due, e talvolta si cimentavano in un vicendevole sforzo manuale”. Oppure, ancora, l’idea della direzione di assumere come cameriera alla mensa una donna brutta di viso e di figura,  soddisfacendo così “in maniera ideale i requisiti per essere ammessi a lavorare in collegio”; ciò nonostante però consapevole ben presto, la donna, di suscitare curiosità nei ragazzi  per la sua “fessura”, ben presto si affrettava a soddisfarla.
La stessa trasgressione sul piano religioso. Lipuš-Tjaž indaga che la parola Dio, in sloveno è Bog, e ciò drammaticamente ricorda la parola ubog, che vuol dire povero,  che è la condizione che ha portato Tjaž, figlio di un boscaiolo e di una donna morta in un campo di concentramento in collegio. Finché per la sua irrispettosità manifesta non sarà espulso, per poi fargli scegliere il suicidio. “Con la sensazione che in un momento così difficile era stato al proprio posto e si era dimostrato un uomo nel vero senso della parola” come riporta la voce fuori campo di chi con Tjaž era in collegio e ne racconta la storia. Forse neppure con troppa amicizia.
                                                                       Diego Zandel
Florjan Lipuš, L’educazione del giovane Tjaž, Zandonai, pag.183, €. 13,00

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