lunedì 12 marzo 2012

INTERVISTA A TOREY L. HAYDEN, UNA SCRITTRICE DA MILIONI DI COPIE NEL MONDO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 12 marzo 2012

L’INTERVISTA “L’INNOCENZA DELLE VOLPI” DELLA SCRITTRICE USA
MIO CARCERIERE CRUDELE E AMABILE

Il romanzo di Torey L.Hayden

di Diego Zandel

La scrittrice americana, ma inglese di adozione, Torey L. Hayden è in Italia per la presentazione del suo nuovo romanzo “L’innocenza delle volpi”, edito come il precedente “La foresta dei girasoli” da Corbaccio. E’ la storia del rapimento di un bambino e di un legame che si instaura tra il bambino, Tennesee, maltrattato dal padre e dalla madre divisi, e Dixie, la carceriera, alla quale da poco è morta, infante, una bambina, Jamie Lee.
Signora Hayden, c’è da dire che l’avvio di questo suo nuovo romanzo è triste, per la morte e il funerale del piccolo Jamie Lee, e per come viene trattato il bambino Tennesee. Un incipit che rischia di essere repulsivo…
Un rischio che tutti gli scrittori devono correre, qualunque sia il loro testo. Ci saranno sempre dei lettori ai quali non piacciono certi aspetti della storia,  a volte a tal punto da non proseguire la lettura.  Semplicemente così vanno le cose.  Non è possibile accontentare tutti, e comunque non è questo che deve fare un autore. Lo scrittore non può scrivere per gli altri.  Chi scrive lo fa per sé soltanto, perché è l'unica persona che «sente» il racconto originale. Se lo esprime sufficientemente bene  e resta fedele a quello che sente, è probabile che lo farà piacere anche agli altri.
Anche gli altri personaggi sono disperati. Che cosa la attrae di queste vite desolate?
Non mi sento attratta da loro perché sono tristi, e non credo necessariamente che nessuno dei personaggi si senta particolarmente infelice. Quello che cerco di scoprire, soprattutto, è la consapevolezza che hanno di se stessi.  Billy e Spencer, in particolare, sono assai carenti da questo punto di vista, il che fa loro credere che quello che stanno facendo li condurrà alla felicità, mentre noi, in quanto lettori,  vediamo che stanno andando proprio nella direzione opposta. Tenessee non ha consapevolezza di sé perché è molto giovane, ma è disposto a imparare e a cambiare e diventa più consapevole man mano che il libro procede. Dixie è forse quella che ha maggiore autoconsapevolezza di tutti loro.  Le sono capitate delle situazioni difficili (ma accadono a ciascuno di noi, e non c'è modo di evitarle) e nella sua vita ha preso decisioni assolutamente sbagliate (e anche questo lo facciamo tutti), ma riesce a comprendere le conseguenze delle sue scelte, anche se non è in grado di fare quelle giuste al momento giusto. Per questo, lei è forse tra i personaggi quello più felice e definito.
Nel suo libro c’è una violenza sottile, livida, quotidiana, eppure fa più paura di quella, esplosiva e criminale, di un thriller.
Non so se sta chiedendomi «perché c'è violenza nel libro?» oppure «perché questa violenza sottile e quotidiana fa più paura?»; cercherò quindi di rispondere a entrambe le domande, che sono collegate l'una all'altra. Nel libro c'è violenza perché si tratta di un ritratto realistico di vite di questo genere. Dalla mia esperienza so che si tratta di un tipo di violenza abbastanza «normale», che molte, molte persone conoscono bene.  Perciò, se intendo ritrarre in modo realistico questo genere di personaggi, è necessario descriverne anche la violenza. Quanto al motivo per cui fa più paura  della violenza esplosiva e criminale che vediamo alla TV, credo che sia semplicemente perché si tratta di una violenza «di tutti i giorni».  La violenza nei thriller è come quella che c'è nelle fiabe: piacevolmente paurosa perché sappiamo che non  potrebbe davvero accadere a noi.  La sottile violenza di ogni giorno, invece, fa più paura perché sappiamo che potrebbe davvero capitarci. Non è solo qualcosa  di incapsulato in modo sicuro dentro un racconto.
La svolta nel romanzo si ha con il rapimento del bambino Tennesee da parte di Billy e Dixie. Di solito i bambini vengono rapiti per motivi famigliari, qui invece c’è una richiesta di riscatto.  Quanto sono diffusi i rapimenti  di questo genere?
Non conosco le statistiche, ma questo genere di rapimento è assai meno diffuso di quello che avviene per motivi famigliari. È più frequente in luoghi dove c'è una forte disparità tra ricchi e poveri, ed è prevalente in luoghi dove esistono forti conflitti ideologici o politici, o dove più in generale la società è meno  stabilizzata. 
A un certo momento tra Tennesee e Dixie si instaura un feeling.  Può essere riportato alla cosiddetta «Sindrome di Stoccolma» o è qualcos’altro?
Sì, sono certa che almeno in parte si tratti di «Sindrome di Stoccolma».  Tuttavia, mi piace anche pensare che ci sia qualcosa  di più oltre a quello.  Tenesee viene da un passato di privazioni dal punto di vista emotivo. Ha due genitori entrambi ossessionati e assorbiti da se stessi, che non nascondono il fatto di non averlo voluto, quindi lui non ha mai avuto esperienza di una persona adulta come Dixie, che trascorre del tempo dedicandosi solo a lui, parlando e giocando con lui, e che esprime chiaramente una preoccupazione per il suo benessere.
                                                                                  Diego Zandel
Torey L. Hayden, L’innocenza delle volpi, Corbaccio, pag. 353, €. 16,90

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/

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