martedì 22 maggio 2012

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 20-4-2012

Intervista alla spagnola Susana FortesIL MEDIOEVO MAGICO SANGUINOSOMorti misteriose e libri rubati in “Il cammino del penitente”. Santiago di Compostela lo scenario.

di Diego Zandel

Tutto comincia con l’assassinio di una ragazza nella cattedrale di Santiago de Compostela. A indagare sul delitto  è il giovane commissario Lois Castro, uno che, come poliziotto, viene dalla strada. La vittima si chiama Patricia Palmer: alla polizia è nota solo per aver partecipato a una dimostrazione contro una fabbrica locale accusata di inquinamento. Però, in breve emergono altri particolari, il principale del quale ha a che fare con un manoscritto del quarto secolo, il Liber apologeticus, rubato dall’archivio della diocesi alla biblioteca dell’università. E a questo furto s’interessa per motivi culturali una studentessa, Laura Màrquez, la quale aiutata da un giornalista, Villamil, incrocerà,  tra momenti misteriosi e gravidi di pericolo, la pista del poliziotto.  La trama è quella del romanzo,  edito dalla Nord, “Il cammino del penitente” della spagnola Susana Fortes, già nota in Italia per il successo del suo libro precedente “Quattrocento”,  incontrata a Torino in occasione del Salone del Libro.
Signora Fortes, non ritiene che in questi ultimi anni, da Umberto Eco e Dan Brown  in poi, troppi romanzi raccontano storie che trovano il loro prologo in testi antichi, segreti o misteriosi?E’ vero, c’è un’inflazione di romanzi basati sul manoscritto ritrovato. E questo mio libro nello specifico è simile a “Quattrocento”. In questo caso però parlo di un autore, il vescovo Priscilliano, che è il primo martire della Chiesa in Galizia,  reso tale dalla Chiesa stessa per il suo andare controcorrente. Il suo cristianesimo si nutriva di diversi motivi rivoluzionari, come ad esempio la partecipazione delle donne alla liturgia ed altre innovazioni per cui è ricordato in Galizia. Altro motivo di interesse intorno a questo vescovo è che esistono ipotesi secondo le quali le sue spoglie vennero traslate a Santiago de Compostela, sepolte in segreto, col dubbio oggi che ad essere venerate nella cattedrale siano le sue e non quelle di san Giacomo. Sono questi i motivi che mi hanno spinto a scriverlo, non la moda.
Laura Màrquez, il suo personaggio, dice che il primo uomo di cui si è innamorata è stato Guglielmo de Baskerville de “Il nome della rosa”. Anche lei?Diciamo di si. E mi sembra di ricordare che anche in “Quattrocento” ci fosse una strizzatina d’occhio a Eco. Noi autori molto spesso, pur non  essendo troppo autobiografici vampirizziamo quelli che sono i nostri gusti  per metterli nei nostri libri.
Ascoltando lei ed altri autori, ad esempio il serbo Živković, sembra che Eco abbia avuto più influenza all’estero che in Italia. In effetti tutto il romanzo storico attuale è tributario de “Il nome della rosa”. Anche se penso che Eco abbia sempre più difficoltà di rapporto con la propria opera perché oscura tutte le altre, quasi fosse l’unica che ha scritto.
L’idea, che può essere giudicata blasfema, di un omicidio nella cattedrale di Santiago de Compostela come l’ha avuta?Dovrei dire che i delitti che avvengono in luoghi sacri sono tipici più del medioevo. Però con Santiago non si sa mai, perché è un luogo magico, immerso in un’atmosfera particolare condizionata da condizioni climatiche che contribuiscono a circondarla di mistero: la pioggia frequentissima, la nebbia, il grigio diffuso, le stradine, il muschio persistente in ogni angolo, hanno un peso letterario molto forte. Io ho studiato a Santiago e volevo tornarci.  Ci ho pure lasciato il segno in qualche modo: quindici giorni dopo la presentazione de “Il cammino del penitente”a Santiago c’è stato un furto alla cattedrale avvenuto con la stessa modalità che io racconto nel libro. Parliamo di un furto di un volume che si trovava in una camera blindata della quale solo tre persone avevano la chiave. Il giorno dopo tutti i giornali hanno dato la notizia dicendo che i ladri avevano plagiato il mio libro.
Opera delle sette religiose all’interno della chiesa di cui parla nel romanzo?Pur essendo antichissima, Santiago è una città giovane, per via dei tanti studenti che frequentano la sua università. Posso solo dire che è interessante ritrarla in questa epoca di capitalismo crepuscolare, di incertezze, di si salvi chi può, e le cui vie di salvezza possono essere diverse per ciascuno. In questo senso credo che il giallo sia la forma migliore per descrivere questo mondo.
       
Diego ZandelSusana Fortes, Il cammino del penitente, Editrice Nord, pag. 286, €.16,50 

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