Anna Maria Mori conclude la sua trilogia sull’Istria, la sua terra di origine, iniziata con “Bora”, scritta a quattro mani con Nelida Milani, e proseguita con “Nata in Istria”. Lo fa con “L’anima altrove”, edito da Rizzoli, (ed anche in questo caso c’è il piccolo contributo di un racconto della amica e sodale Nelida Milani, scrittrice della minoranza italiana in Istria). E’ una trilogia importante, questa, per Anna Maria Mori, che è servita all’autrice per riscattare gli anni del rinnegamento delle proprio essere istriana e profuga di quella terra. Vale la pena, a riguardo, un passaggio del primo libro della Mori “Bora”, alla cui luce vanno assolutamente letti i libri successivi, il puntiglioso, fin dal titolo, “Nata in Istria” e quello attuale “L’anima altrove”. Scriveva la Mori: “Ho salvato la mia integrità, nascondendomi o, meglio, nel fare come San Pietro, che rinnegò Cristo tre volte. Io ho rinnegato ben più di tre volte la mia origine istriana: per decenni, fino a cinque anni fa più o meno, alla domanda dove sei nata? Ho continuato a rispondere a Firenze, dove è nato mio padre, e ho evitato illazioni, luoghi comuni, idee standardizzate, ma radicatissime come solo possono esserlo le idee ricevute e standardizzate. Ho evitato soprattutto discussioni più o meno vane, che invece molti della mia gente hanno testardamente continuato a fare, nel tentativo, a tutt’oggi fallito, di smontare quell’immenso castello di bugie che ci riguardava, come istriani ed esuli, e che aveva, e ha, a che fare forse più con la psicanalisi che con la politica”.
Di cosa si tratta? Si tratta del fatto che, con molta difficoltà, ancora oggi, una parte degli italiani fatica a capire chi sono gli esuli istriani. Lo stereotipo, figlio di una storia ignorata o, peggio, manipolata, li vuole fascisti scappati dalla Jugoslavia di Tito per il fatto di non aver accettato di vivere in un regime comunista, mentre vengono dimenticati almeno tre capisaldi dell’esodo giuliano dalmata: il primo, che i profughi dell’Istria e di Fiume erano, sono, nella stragrande maggioranza italiani autoctoni di quella terra; il secondo, che quelle terre e la gente che vi era nata e cresciuta sono state le uniche ad aver pagato per una guerra che l’Italia, tutta intera, dalle Alpi alla Sicilia, ha perso e, pertanto, meritano rispetto e verità; terzo, che proprio la loro appartenenza etnica, indifferentemente dalle idee politiche, è stata la prima causa delle persecuzioni del regime titoista che mirava all’annessione dell’Istria e di Fiume potendo poi così esibire, alle potenze vincitrici, territori a falsa maggioranza slava.
Anna Maria Mori, antifascista come altri istriani e fiumani, Leo Valiani e Livio Labor, per fare due nomi rappresentativi della sinistra italiana (ma ce ne sono molti altri), per anni, non ha avuto la forza di confrontarsi, sapendo che si sarebbe trattato di uno scontro, con i paladini di questo stereotipo che frequentava per amicizia e lavoro. Finché un giorno, lei che, bambina, aveva dovuto scappare in fretta e furia dalla sua Istria in uno dei tanti viaggi della disperazione, a bordo del piroscafo Toscana, si è riappropriata delle sue ragioni, della sua identità, della sua storia personale e collettiva. Nata in Istria. Con tutto l’orgoglio. Contro gli stereotipi. Portando in superficie il sommerso che la condizione di esule comporta, e che nasce da quello sradicamento a causa del quale, come recita il titolo del libro della Mori, l’anima sia altrove. E dove, se no, nelle persone e nelle cose lasciate nel luogo dal quale proveniamo? Questo in particolare fa “L’anima altrove”: ci racconta le cose che Anna Maria ha lasciato, la casa innanzitutto, le stanze, i mobili, gli oggetti. Sono essi a parlare. E se qualche oggetto, piccole, grandi cose, è venuto via con lei, chiuso in un baule, per ritrovarsi in un diverso luogo, lontano ed estraneo, a maggior ragione ci parla – quasi un colloquio – dei ricordi. Con quel mix di dolore e nostalgia, che si chiama rimpianto, di ciò che poteva essere e non è stato, e del quale la scrittura dell’autrice ci da una misura che accarezza l’anima.
Diego Zandel
Anna Maria Mori, L’anima altrove, Rizzoli, pag. 215, €. 17,50