martedì 10 aprile 2012

SULL'ULTIMO ROMANZO DI ANDREA VITALI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 8-4-2012

IL NUOVO ROMANZO DI ANDREA VITALI. ENNESIMO CAPITOLO DELLA LEGGIADRA “COMMEDIA UMANA” DELLO SCRITTORE E MEDICO DI BELLANO

QUEL RAMO GALEOTTO DEL LAGO DI COMO

di Diego Zandel

Romanzo dopo romanzo, Andrea Vitali va costruendo una sorta di Commedia Umana che ha per epicentro il suo paese natio, Bellano, sulle rive del Lago di Como. A dare unità, quasi si trattasse di un’unica opera, ai tanti titoli che la compongono non è solo la galleria dei personaggi e lo sfondo sul quale si muovono,  ma la matrice propria dello scrittore per il quale l’ironia è la chiave principe attraverso la quale entra a contatto con le diverse tipologie di figure e situazioni che rappresenta sottraendo le une e le altre a qualsiasi ipoteca di carattere drammatico, anche quando il contesto è di affare di corna, di imbroglio, di vendetta, invidia, gelosia, fin di malattia o di morte. Il che predispone il testo a una lettura divertita e leggera, non superficiale beninteso, ulteriormente resa tale da una struttura narrativa che si poggia sempre su brevi capitoli, quadri di volta in volta chiusi in se stessi, salvo che per una porticina che rimanda al quadro successivo mantenendo così viva la curiosità su quanto si racconta.
In questo modo, e non poteva essere diversamente, è costruito anche l’ultimo romanzo del medico di base di Bellano “Galeotto fu il collier”, edito come tutti i libri di Vitali da Garzanti, che intreccia tre  storie capaci di intrattenere il lettore, ciascuna facendo leva su alcuni elementi tipici del conflitto umano: il sesso, da Vitali mai volgare, allegramente più evocato che descritto, l’eredità, il tradimento, visto sempre con sguardo boccaccesco.
Si comincia con Lidio Cerevelli (altra caratteristica di Vitali la scelta accurata di nomi un po’ anomali), giovane erede di una piccola impresa edile del padre ora in mano alla madre rimasta prematuramente vedova, che se la spassa con le turiste di Menaggio, in particolare con la tedesca Helga che gli si offre in misura e modi tali da fargli perdere la testa. La sua intenzione è quella di sposarla e glielo chiede, ma Helga ha le idee chiare: nel matrimonio non cerca l’amore ma una sistemazione che le consenta di vivere alla grande, magari continuando a farsi gli affari propri. Per questo ha già trovato un vecchio tanto danaroso che la impalmerà di li a breve. Se Lidio la vuole sposare deve dimostrare di essere altrettanto ricco.
Naturalmente Lidio ha la ditta edile, ma la mamma, Lirica, si guarda bene dal lasciargliela, lo farà solo quando troverà la moglie giusta, una brava ragazza, di buona famiglia, magari benestante, non certo con una sconosciuta, per altro tedesca e libertina. Così la storia, in questo caso si sdoppia, con Lidio da una parte che cerca il modo di far soldi (e la fortuna gli farà trovare nelle mura di una vecchia casa da ristrutturare un tesoro in zecchini d’oro, che comunque daranno avvio a una nuova, collegata storia) e la mamma che, dall’altra parte, si darà da fare a cercargli la buona moglie. Per la quale sarà presa di mira la nipote, orfana, del medico, professor Eugeo Cerretti, Eufemia, che risponde a tutti i requisiti richiesti dalla madre di Lidio, tranne uno: è la più brutta del paese. Sarà necessaria la complicità tra il professor Cerretti e Lirica per spingere i due a unirsi, anche perché il professore vuole liberarsi quanto prima  della nipote che ha dovuto prendere in casa dopo la morte della sorella. Il quadro famigliare del professor Cerretti ci introduce in un’altra storia: quella della sua avvenente moglie, la più bella del paese, oggetto dei desideri di Avano Degiurati, direttore della banca del paese che si spingerà a prendere il posto a letto del professore quando questi è di turno in sala operatoria. Solo che una volta tornerà prima del tempo a casa. Intanto, un altro personaggio fa il suo ingresso: Anita, la bella moglie del muratore Campesi, che lavora per la ditta che un giorno Lidio forse erediterà. E a mettersi in mezzo, in questo caso, sarà Beppe Canizza, segretario locale del Partito fascista. Perché è l’Italietta del ventennio in particolare che suscita nel Vitali il gusto dello sberleffo con il quale ricama i suoi romanzi.
                                                                                  Diego Zandel
Andrea Vitali, Galeotto fu il collier, Garzanti, pag. 394, €. 17,60           

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