LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 9-6-2012
L’Italietta fascista, tra ironia e sberleffo, tra gioventù e jazz
IL SESSO DI UN TRIESTINO PICCOLO-PICCOLO
“L’erotismo di Oberdan Baciro” di Lelio Luttazzi
Il ritratto di un’epoca e di un mondo in un racconto leggero, ma caustico sottopelle
di Diego Zandel
Grande musicista, indimenticabile uomo di spettacolo, Lelio Luttazzi, scomparso due anni fa nella sua Trieste dove era tornato a vivere negli ultimi anni della sua vita, ritorna come scrittore con un romanzo ironico e divertente, leggero nella scrittura ma caustico sottopelle e, in qualche modo, ritratto di un’epoca e di un mondo. Parliamo di “L’erotismo di Oberdan Baciro”, edito da Einaudi, nel quale l’autore rivive la sua adolescenza triestina alle prese con la scoperta del sesso attraverso l’interposta persona di Oberdan Baciro: Oberdan in onore dell’eroe irredentista datogli dalla madre fascista, maestra elementare e donna timorosa di Dio, per la quale il sesso e tutto ciò che, anche nominalmente, ha a che fare con le parti intime è tabù. Non lo è invece per Oberdan, orfano di padre, che fin da piccolo si sente attratto dal genere femminile, che solletica in lui strane voglie che ben presto sfociano in una intensa pratica onanista.
Il romanzo, diviso in tanti brevi capitoli, ciascuno dei quali riporta, di volta in volta, singoli episodi che dalla infanzia arrivano alla giovinezza, ricorda i tanti passaggi attraverso i quali Oberdan ha dato sfogo alle sue voglie senza però mai giungere, e non per sua volontà, alla piena soddisfazione di un atto sessuale completo, ogni volta dovendo ricorrere a dio Onan, e niente più. All’inizio è perché le bambine, pur incuriosite anch’esse dal sesso, messe alle strette, si trasformavano improvvisamente in santarelline, facendo apparire il povero Oberdan come uno sozzone. Diventato più grande, troverà una fidanzatina, Nives, figlia di un portinaio sloveno, che ha fatto voto di restare vergine fino ai 15 anni, e pertanto tutto si limiterà a vari toccamenti. Le volte che si presenterà l’occasione buona, con altre ragazze più disponibili, sarà tradito da un herpes genitalis di origine nervosa che lo costringerà al rifiuto o, peggio, a essere rifiutato in malo modo.
Per il resto, dovrà accontentarsi, prima dei racconti erotici di un amico più grande, Fausto, figlio di un collega della madre, uso a entrare e uscire dal manicomio, che gli racconterà le sue avventure erotiche con le altre “matte”. Quindi, studente di musica, diventato un abile jazzista, frequentare la buona società, ma tenuto a distanza dal gentil sesso per la sua natura piccolo-borghese, dalle scarse risorse economiche, tollerato – le sue vecchie scarpe, i suoi abiti dimessi - solo per il divertimento che procurava con i suoi swing. Anche nel finale, quando la sorella ricca di uno di questi giovani, apparentemente indifferente al suo stato sociale, sembrerà innamorarsi di lui, spingendolo a lasciare Nives (che, nel frattempo, comunque s’era messo con un altro, fregandosene della promessa verginità), Oberdan dovrà ben presto,amaramente, disilludersi. Intanto scoppia la guerra ed è costretto a partire soldato: andrà a Fiume, dove, grazie alla complicità di un amico partigiano, pur in divisa di soldato italiano andrà oltre confine per farsela con le balcaniche, “più indenni di quelle latine dall’oscurantismo cattolico”, ma commetterà un errore che gli varrà la vita.
Al di là dei gustosi episodi, autentiche scenette mai volgari pescate dai ricordi del tempo che fu, il libro ha altri motivi di interesse: uno riguarda il ritratto della Italietta fascista che viene fuori e alla quale si oppone lo spirito libertario di Oberdan, che mal tollera la vocazione della madre a educare al fascismo gli scolari sloveni , refrattari all’obbligo di onorare un regime che li opprimeva; il secondo, proprio perché il romanzo scorre su un versante del tutto apolitico e felicemente autobiografico, per la capacità che ha, più di seriosi saggi o drammatici romanzi sull’argomento, di sottolineare la difficile convivenza che col fascismo s’era creato a Trieste tra italiani, sloveni e, una volta Oberdan diventato grande ed emesse le leggi razziali, gli ebrei. E tutto scritto con il solito swing del grande Lelio Luttazzi.
Diego Zandel
Lelio Luttazzi, L’erotismo di Oberdan Baciro, Einaudi, pag. 163, €. 17,00
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