domenica 10 giugno 2012

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 10-6-2012

SE FOSSE DIO SAREBBE ATEO
Scritti Postumi di Giuseppe Bonura

di Diego Zandel

Uno scrittore, quando muore, lascia sempre dietro di se opere, materiali, che andrebbero irrimediabilmente perduti  se non ci fosse qualcuno che si prendesse la cura di recuperarli e portarli all’attenzione del pubblico. Soprattutto quando lo scrittore  è uno come Giuseppe Bonura, scomparso quattro anni or sono,  al quale erano legati molti lettori, per i tanti libri scritti nel corso degli anni, da quello di esordio “Il rapporto”,  uscito per i tipi di Rizzoli nel 1966 ai tanti altri che sono seguiti, da “Per partito preso” (Rusconi), finalista allo Strega del 1978 a “Le notti del Cardinale” (Aragno), finalista al premio Grinzane Cavour 2000: tutti  libri,  quest’ultimi,  per i quali aveva culto quello straordinario editor che era Raffaele Crovi, il quale in questa veste l’ha fortemente sostenuto. Un motivo in più poi per rileggerlo: Giuseppe Bonura era anche una firma del nostro giornale, e un suo racconto presente nella raccolta “Telefonata estiva”, uscì proprio sulla “Gazzetta del mezzogiorno” il 25 agosto 1995.
Ora , la persona che si è occupata di raccogliere i suoi tanti lasciti, è un giovane studioso milanese Giulio Passerini, che ha voluto intanto occuparsi dei racconti di Bonura, tra inediti e, se pubblicati, sparsi tra diverse riviste e giornali. Lo ha fatto  con accortezza, nella prospettiva di una loro necessaria pubblicazione, ordinandoli  secondo un disegno coerente. E’ nato così il volume dal titolo “Racconti del giorno e della notte”, edito dalla Hacca, con prefazione di Alessandro Zaccuri, che sottolinea la magistrale bravura dello scrittore di origine marchigiana, ma milanese di adozione, nell’arte del racconto.
Perché, innanzitutto, questa divisione temporale nel titolo, tra giorno e notte? Per un motivo molto semplice: questa raccolta esprime molto bene la compresenza nella persona, e nell’opera in generale, di Bonura di due componenti: una solare, adriatica, che non fa mistero della cultura cattolica, senza voler essere essa un’etichetta da esibire; l’altra, notturna, umorale, sulfurea, che se la prendeva con quanto di storto scopriva intorno a se, soprattutto nei confronti dei rappresentanti della chiesa e delle istituzioni che a quella cultura dicevano di appartenere. In questo quadro assume significato la frase che  il curatore ha fatto porre in esergo al testo, sulla quarta di copertina, tolta da uno dei testi: “Se fossi Dio, sarei ateo”. Lo sarei, s’intende, per quella gente che razzola male e dice di agire in mio nome. Da queste poche righe si può immaginare il tenore dei racconti, per altro ben rappresentati dalla significativa copertina di Maurizio Ceccato: un fantasmino smarrito in un mare di buio.  
Quello che più affascina, leggendoli, è  la capacità dell’autore di risolvere con una scrittura rapida, leggera, casi che hanno una loro complessità esistenziale o sentimentale. Prendiamo ad esempio proprio un racconto come “Telefonata estiva” (che apre la sezione racconti del pomeriggio). C’è il protagonista, io narrante, che riceve una telefonata lapidaria: “Tua moglie ti tradisce. Se non ci credi vieni a vedere. Il mare non è lontano”. Potrebbe essere il solito tema di mariti in città e mogli in vacanza, ma Bonura ha i mezzi per trasformare l’episodio in qualcosa di diverso, e anche divertente, ma non sul piano scontato del comico o del drammatico, bensì su quello più raffinato e sagace dell’ironia. Sulla stessa corda racconti come “L’uomo che scriveva a se stesso”, che non sfigurerebbe  in un’opera di Borges.  E non è il solo. Forse, a suscitare l’ammirazione è una peculiarità di Bonura, più rara di quanto si pensi soprattutto in quanti  si cimentano con il racconto, e cioè la capacità di chiusura dello stesso. Cosa più difficile di quanto si pensi, determinata com’è dalla richiesta misura dei testi, in particolare quando questa è stabilita, come è per alcuni di questi racconti, dalle esigenze delle diverse riviste o giornali che li hanno commissionati. In questo caso professionalità  e talento necessariamente devono andare  insieme. E i “Racconti del giorno e della notte” di Giuseppe Bonura  sono il miglior esempio.
                                                                                  Diego Zandel
Giuseppe Bonura, Racconti del giorno e della notte, Hacca, pag. 276, €. 14,00
            

Nessun commento:

Posta un commento